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Articolo

IL BOLENTINO PROFONDO:

Una tecnica di pesca affascinante con l'assistenza della strumentazione elettronica Furuno

di

Davide Serafini

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Il bolentino profondo è una tecnica che affascina gli appassionati di pesca sia professionisti che non. Questa tecnica prevede l'utilizzo di una serie di attrezzi e di una strumentazione elettronica sofisticata, come il plotter cartografico e l'ecoscandaglio, per individuare i punti di pesca e massimizzare le possibilità di successo. In questo articolo, esploreremo il bolentino profondo come tecnica di pesca e l'importanza della strumentazione elettronica nel rendere questa esperienza ancora più gratificante. 

 

Il Bolentino Profondo: una tecnica di pesca strategica 

Il bolentino profondo è una tecnica di pesca che si basa sulla pesca in acque profonde, spesso al largo della costa. Questo metodo consente agli appassionati di pescare pesci di profondità come cernie, occhioni e totani giganti. 

La Strumentazione Elettronica per il Bolentino Profondo 

Ecco due dispositivi chiave utilizzati nel bolentino profondo: 

  • Plotter Cartografico: il plotter cartografico è uno strumento indispensabile per i pescatori che praticano il bolentino profondo. Esso consente di visualizzare la posizione esatta della barca e di tracciare rotte precise. Il plotter cartografico mostra anche punti di interesse per la pesca come secche, scogliere e relitti, che possono essere luoghi di aggregazione di pesci di profondità. Utilizzando una buona cartografia, i pescatori possono identificare le aree promettenti e navigare in modo preciso verso di esse.

  • Ecoscandaglio: l'ecoscandaglio è uno strumento essenziale per rilevare la presenza di pesci e la morfologia del fondale marino. L'ecoscandaglio permette ai pescatori di individuare i punti in cui si concentrano i pesci di profondità, come i fondali rocciosi o le secche, aiutandoli a selezionare le posizioni di pesca ottimali. Inoltre, l'ecoscandaglio fornisce informazioni sulla profondità dell'acqua, consentendo ai pescatori di posizionare correttamente le esche a una profondità appropriata. L’ecoscandaglio aiuta a massimizzare le probabilità di catturare pesci con successo durante la pesca al bolentino profondo, ma deve avere alcune caratteristiche per funzionare bene anche in profondità.

Se per il plotter cartografico non ci sono grandi differenze rispetto gli strumenti che si usano sotto costa, il discorso è molto diverso per quanto riguarda l’ecoscandaglio. Per raggiungere profondità importanti (400 metri o più) abbiamo bisogno di potenza e frequenze basse, con abbinate sonde di qualità e alto guadagno. Il minimo è un kW, e una frequenza di 50 kHz. Le sonde potrebbero essere la B260 o la B265LH, anche se a queste profondità il CHIRP non é più tanto importante. Molto importante invece é il cono di irradiazione, che deve essere abbastanza stretto (sempre su frequenze basse, le alte frequenze sono perlopiù inutilizzabili, non riescono a raggiungere profondità importanti). Un’altra cosa molto importante è il software dell’ecoscandaglio, che deve avere alcuni setting che non sono comuni a tanti strumenti, come lo SHIFT (che per certi versi è simile allo zoom, ma che a queste profondità funziona molto meglio) e il TVG, che é un sistema per attenuare il segnale di risposta dei target in funzione della profondità. Altri due parametri, non necessari ma molto utili, presenti solo su strumenti professionali sono STC e la Lunghezza d’impulso, che servono per aumentare ancora di più le profondità di lettura.

Furuno ha in catalogo diversi strumenti specifici per essere abbinati a sonde, che sono gli ecoscandagli della serie FCV (dal modello 588, che ha un kW di potenza) fino al FCV 1150 che con i suoi 3 kW di potenza su due canali, e la capacità di funzionare su qualsiasi frequenza è un vero best product nel campo del bolentino profondo. Ma la vera novità, disponibile da circa un’anno, è il DFF3 UHD, che è un black box da 3 kW di Furuno da abbinare alle serie NavNet TZtouch3, che sono i multifunzione da pesca sportiva che si distinguono per semplicità d’uso e prestazioni.

Screenshot TZT3

 

SHIFT e non ZOOM... sai perché?

Questa è una di quelle funzioni che veramente ti “cambiano la vita” nel bolentino di profondità e pochi la conoscono! Inoltre, pochi sanno perché sia così efficace, già dopo una profondità di 200-300 metri... soprattutto negli strumenti più datati, ma anche nelle nuove generazioni, e oggi scopriamo perché. Lo SHIFT è spesso confuso e sostituito dallo ZOOM (che conosceremo meglio più avanti), ma in realtà è una funzione molto diversa, anche se alla prima “occhiata” può sembrare simile a un semplice zoom. Iniziamo a capire perché c’è tutta questa differenza.

Come funziona il nostro eco: parte il ping (l’impulso ultrasonico), la macchina si mette in ascolto, memorizza tutti i segnali riflessi nel tempo che è determinato dalla scala, poi colora e disegna i pixel sul nostro schermo. E di nuovo dall'inizio ripete la sequenza.Il numero di pixel (allocazioni di memoria della macchina) non è però infinito, anzi, è esattamente il numero di pixel che corrisponde alla verticale del nostro schermo. Quindi uno schermo di 100 pixel ha 100 “posti” dove salvare l’informazione ricevuta: l’intensità (colore) e tempo (profondità). I 100 pixel sono solo un numero tondo da prendere come esempio, ci sono schermi da 380, 600, 1000 pixel ma la teoria non cambia. Se il nostro schermo ha 100 pixel di capacità (è importante solo l’altezza, la larghezza dello schermo è un altro tipo di memoria, che per questi ragionamenti non serve) e stiamo pescando a 10 metri di profondità, cosa abbiamo a disposizione? Abbiamo detto 100 “allocazioni”, quindi una ogni 10 cm (10 cm per 100 uguale a 10 metri). Quindi ogni 10 cm abbiamo un “posto” dove viene salvato il dato profondità e intensità (colore).

Ma se con lo stesso ecoscandaglio, sempre con lo schermo da 100 pixel, andiamo a guardare una scala da 20 metri? Stesso ragionamento, 20 metri diviso 100, e diventa un pixel ogni 20 cm. Se andiamo a 100 mt? Un pixel ogni metro!

Comprendi già che non riusciamo più a vedere nulla, o meglio vediamo con un dettaglio massimo di un metro!

In questo caso si potrebbe pensare di usare uno zoom per migliorare per esempio uno zoom "volte 2", così da ingrandire una zona per riuscire a  migliorare questa situazione da 1 pixel per 1 metro. Nulla di fatto. Sai perché? Lo zoom non aumenta le "allocazioni di memoria" che rimangono sempre 100 e utilizzate per i centro metri di profondità, quindi un'allocazione per ciascun metro ma semplicemente raddoppia graficamente i pixel dello schermo, colorandone 2 per ciascuna "allocazione di  memoria" (nel caso dello zoom a "volte 2").

Questo in pratica vuol dire che avremo due pixel che rappresentano sempre un dettaglio di un metro. La risoluzione, indipendentemente dal numero di pixel impiegati, rimane di un metro su cento metri. Cioè, su uno schermo di 100 pixel, se facciamo uno zoom del fondo che si trova a 100 metri di profondità, e zoomiamo gli ultimi 50 metri, lo strumento usa due pixel per rappresentare il valore di una allocazione di memoria, quindi semplicemente duplicando i pixel. 

Un dettaglio di un pixel di un metro rimane un dettaglio di un pixel di un metro, semplicemente disegnato su due pixel. Non migliora portando la definizione a mezzo metro.  Raddoppia il dato presente nelle allocazioni di memoria, che rimangono sempre di 100 posti per tutta l’altezza indicata dalla scala (range). Altro mondo invece se uso lo SHIFT, cambia tutto!
Lo strumento cambia “sistema” nell’uso delle allocazioni di memoria e si può indicargli come impostarsi. Restiamo alla profondità di 100 metri, sempre con i nostri 100 pixel, ma questa volta impostiamo lo strumento per fargli “memorizzare” le sue 100 allocazioni, dai 90 ai 100 metri. In pratica gli “diciamo” di iniziare a memorizzare dopo un certo tempo dalla partenza del ping, esattamente il tempo che occorre al ping di raggiungere (e tornare) al trasduttore dopo aver raggiunto una profondità di 90 metri. La scala massima è sempre 100 metri ma l’eco è in grado di memorizzare 100 pixel (allocazioni di memoria) dai 90 ai 100 mt.

Risultato? Un pixel ogni 10 cm.... non male, vero? Eravamo partiti da un metro...

Ovviamente non abbiamo più alcuna informazione riguardante i primi 90 metri d’acqua ma se stiamo facendo bolentino o traina con il vivo non ci interessa nulla di quella parte.
Questo ragionamento vale per qualsiasi schermo di qualsiasi ecoscandaglio, (l’esempio sui 100 pixel era solo per semplificare), per chi va a pescare oltre i 20 metri l’uso dello SHIFT diventa quasi indispensabile!
Per fortuna lo SHIFT è presente in tutti gli ecoscandagli di Furuno (in alcuni casi si chiama “spostamento”, anche i modelli entry-level ne sono provvisti, sul GP e le serie TZT basta allargare lo schermo con due dita (con scala in manuale) per attivarlo, nelle serie FCV si chiama spostamento. Lo ZOOM invece, presente su tutte le macchine, in pratica “ingrandisce”, cioè moltiplica, il numero di pixel che servono per disegnare un target e/o il fondo. Esistono diversi tipi di ZOOM, a seconda dell’ecoscandaglio. Il vantaggio dell’usare lo ZOOM rispetto lo SHIFT è solo la possibilità di visualizzare contemporaneamente sia la colonna d’acqua completa su una parte dello schermo, e su una parte solo la zona ingrandita. Sullo SHIFT si perde sempre la visione completa della colonna d’acqua.

 

Quattro sonde importanti da abbinare al DFF3 UHD per il bolentino di profondità

 

R509LH-W

Come per tante altre cose che riguardano gli strumenti e le sonde non si può definire oggettivamente qual è la sonda migliore tra quelle testate, in quanto sono tutte ugualmente performanti anche se con caratteristiche diverse.

Se ci fosse la possibilità di inserire un commento sotto l’articolo qualcuno scriverebbe certamente che “la R509LH ha un Q più basso rispetto l’R109, quindi una “qualità” migliore”, ma in realtà non è così. Il valore “Q” che si trova sulle schede fornite da Airmar riguardo i trasduttori, concerne esclusivamente il rapporto tra la banda passante e la frequenza operativa, che nulla centra con una “qualità” come possiamo immaginarla noi. Fatta questa premessa, la sonda che mi ha “entusiasmato” di più è stata la R509LH-W con i suoi 20,8 Kg che, grazie alla sua doppia banda di funzionamento continuo dai 28KHz ai 60 KHz e dai 150KHz ai 250KHz, e la sua potenza di 3 kw disponibile sulla bassa frequenza, è in grado di fare una vera radiografia del fondo. Il cono di trasmissione sulla bassa frequenza non è circolare, ma ellittico, e apre dai 23° ai 9° da destra a sinistra a seconda della frequenza impostata e da 11° ai 5° da poppa a prua sempre in funzione della frequenza impostata. 
Per fare un esempio pratico: a 28 kHz il cono avrà un’apertura di 23° da destra a sinistra e 11° da poppa a prua.  A 60 kHz il cono aprirà a 11° da destra a sinistra e 5° da poppa a prua (5 gradi non so se si rende l’idea!). Con un’apertura simile, veramente strettissima per una frequenza relativamente bassa, si riescono a “disegnare” agevolmente le strutture presenti in profondità anche oltre i 1000 metri.
Provata sia in CHIRP che in monotono, a diverse frequenze, restituisce sempre un’ecogramma chiaro e pulito, in grado di visualizzare anche i piccoli banchi di pesce foraggio o i target più importanti, con la condizione che non siano proprio pesci piccoli o appoggiati al fondo.

R109LM

La sonda più “versatile” è la R109LM, una sonda doppio canale che lavora dai 38KHz ai 75KHz sulla bassa con 2 kW e dai 80 kHz ai 130 kHz sulla media sempre da 2 kW. Gestisce quindi in pratica una banda quasi continua dai 38 kHz ai 130 kHz, gestendo agevolmente le profondità classiche del bolentino profondo, dando al pescatore la possibilità di interpretare il fondo anche in modalità doppia frequenza (possibilità rara se non unica a queste profondità), per un’analisi più a “largo spettro”. Fino ai 400 metri si può in pratica usare a qualsiasi frequenza con la garanzia di “sentire” anche i target più sordi, e con la possibilità di centrare una frequenza in una banda così ampia abbiamo anche la possibilità di accordarci sui “diavoli rossi”, i famosi totani di profondità, che purtroppo nei test non abbiamo incontrato, anche perché fuori stagione.

R109LH-W

È di base la stessa sonda nella parte bassa frequenza della R109LM ma il secondo canale è spostato verso l’alta frequenza e lavora dai 150 KHz ai 250 KHz, con una potenza di 2 kW sulla bassa e 1 kW sull’alta. La sigla “W” dopo l’H sta a indicare che il cono dell’alta frequenza è “wide”, cioè ampio e costante, tarato a 25°. È una sonda che funziona benissimo in alta profondità con la parte bassa frequenza e nella ricerca del pesce fino ai 250/300 metri nella parte alta frequenza. Un cono così ampio nell’alta frequenza non ci permette di disegnare bene la conformazione del fondo, ma è l’ideale nella ricerca del pesce, che si può trovare e rilevare un po’ più spostato rispetto la verticale della barca.

PM411LWM

L’ultima sonda di cui parliamo, ma non per importanza, è la PM411LWM, una sonda molto particolare, definita ultra-wide, per il suo particolare cono sulla bassa frequenza di addirittura 40°. La banda va dai 40 ai 60 kHz sulla bassa frequenza, e dagli 80 ai 130 kHz sulla media frequenza. Non è propriamente una sonda per la pesca in profondità, è nata per la ricerca di pesci spada o grossi pelagici a medie e alte profondità, e l’utilizzo è tutto incentrato sulla ricerca dei target piuttosto che sull’analisi del profilo del fondo. Ma è una sonda che in traina d’altura, o drifting sulle cigliate profonde allo spada, non ha uguali. È raccomandabile usarla soprattutto in modalità CHIRP, per avere una definizione spettacolare proprio sui target. In generale, sono quattro sonde che svolgono molto bene il loro dovere, con la qualità a cui ci ha abituato la storica Airmar. Sono costose, pesanti, hanno bisogno di apparati potenti e sofisticati. Tuttavia, la soddisfazione di andare a guardare dove pochi possono, per calare le canne nel blu con qualcosa di più della semplice speranza di allamare uno o più target, ripaga tutti gli sforzi e l’impegno profuso.

 

La Sinergia tra Strumentazione Elettronica e Abilità di Pesca

La strumentazione elettronica, come il plotter cartografico e l'ecoscandaglio, è estremamente vantaggiosa per i pescatori che praticano il bolentino profondo. Tuttavia, è importante sottolineare che questi strumenti sono solo un supporto alla conoscenza e alle abilità di pesca. La loro corretta interpretazione e utilizzo richiede esperienza e competenza da parte del pescatore. Bisogna conoscere bene come si interpreta lo strumento, considerando sempre la profondità a cui stiamo cercando i target. Anche i coni di irradiazione più stretti illuminano grandi porzioni di fondo e l’effetto “cono d’ombra” diventa importantissimo da valutare.

Il pescatore esperto saprà interpretare le informazioni fornite dal plotter cartografico, identificando le aree promettenti in base alle caratteristiche del fondale marino e alla presenza di strutture sommerse. Inoltre, saprà interpretare le letture dell'ecoscandaglio, riconoscendo i segnali che indicano la presenza di pesci e adattando la profondità di pesca in base alle condizioni correnti. La sinergia tra strumentazione elettronica e abilità di pesca consente ai pescatori di prendere decisioni informate e strategiche durante la pratica del bolentino profondo, aumentando le possibilità di successo e di catture abbondanti.

 

Conclusioni

Il bolentino profondo è una tecnica di pesca affascinante che richiede una preparazione accurata e l'uso della strumentazione elettronica adeguata. Il plotter cartografico e l'ecoscandaglio sono due strumenti essenziali che forniscono informazioni preziose sulla posizione, la profondità dell'acqua e la presenza di pesci, consentendo ai pescatori di individuare le zone di pesca più promettenti. Tuttavia, è fondamentale ricordare che la strumentazione elettronica funge da supporto e che le abilità di pesca e l'esperienza del pescatore sono essenziali per il successo. Con una combinazione di conoscenze, abilità e strumentazione elettronica, si può godere appieno dell'emozione e della gratificazione del bolentino profondo, catturando prede di profondità e creando ricordi indimenticabili. 

 

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