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Articolo

IL BOLENTINO DI BASSA E MEDIA PROFONDITÁ

di

Davide Serafini

 

LA PESCA DI BASSO E MEDIO BOLENTINO DALLA BARCA

Una delle tecniche più praticate nei nostri mari è la classica pesca di bassa e media profondità, con la barca ferma all’ancora o in lento scarroccio/deriva. Per questa tecnica di pesca vengono utilizzati l’ecoscandaglio e la cartografia in due fasi distinte: prima la ricerca dell’hot-spot e successivamente, dopo aver ancorato la barca, il controllo del pesce foraggio e le prede che si trovano in prossimità del fondo sotto l’imbarcazione.

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Come trovare lo spot di pesca nel bolentino di bassa e media profondità

Per cercare l’hot-spot si usano diverse tecniche, ma sicuramente la prima cosa da fare è valutare la cartografia, nella ricerca delle strutture marine più interessanti dove si possono concentrare le nostre prede. Sulla cartografia abbiamo diverse opzioni, a seconda dello strumento e delle sue capacità. La cartografia può essere CMAP o NAVIONICS, può avere funzionalità aggiuntive come le Sonar Charts o la mappatura diretta del fondale. Ovviamente quanto maggiore sarà la definizione della nostra carta, migliore sarà la scelta delle zone dove concentrare le nostre attenzioni in fase di ricerca. Le zone più interessanti saranno le scadute, le secche isolate, eventuali relitti.

Appena individuate le zone più interessanti si procede all’esplorazione con l’ecoscandaglio, e visto che stiamo cercando delle zone dove praticare il bolentino, la massima attenzione sarà rivolta alle caratteristiche del fondale, sia come composizione (sabbia, ghiaia, fango o roccia) che a eventuali zone ricoperte d’alghe (posidonia). Le zone mediamente migliori dove cercare il pesce sono nelle quelle di “transizione”, cioè dove due elementi costituenti il fondo cambiano. Un esempio potrebbe essere roccia e sabbia, o roccia e ghiaia, ma sono ugualmente importanti i cambi come fango e sabbia o sabbia e ghiaia che spesso non sono così facilmente riconoscibili.

Furuno nei suoi strumenti mette a disposizione dell’utente una funzione specifica, il Bottom Discrimination, che permette di rappresentare sullo schermo dell’ecoscandaglio il tipo di fondo, eventualmente anche in modo percentuale (per esempio 40% sabbia, 20% roccia, 40% ghiaia). Questa funzione è disponibile solo per alcune sonde e fino ad una profondità massima di 100 metri.

Mettere in evidenza il fondo

Sul nostro ecoscandaglio dobbiamo cercare di mettere in evidenza nel miglior modo possibile le caratteristiche del fondale marino, e questo può essere più o meno difficile, a seconda di alcuni fattori. La definizione varia moltissimo con la profondità e l’apertura del cono della nostra sonda. Sono gli aspetti più importanti da considerare, che ci fanno vedere il fondo sullo schermo in un modo più o meno definito. Un angolo aperto sarà più soggetto al cono d’ombra, un angolo più chiuso sarà più preciso a seguire il fondo, identificando rocce, anfratti o piccole strutture. Per contro, un angolo più ampio andrà meglio nella ricerca dei target. Un aspetto importante, sempre da tenere in considerazione, è anche la velocità di avanzamento della barca, e la velocità di scorrimento dello schermo. Andando molto piano con la barca anche sopra a una secca, il fondo sembrerà sempre relativamente piatto, mentre la stessa zona di fondo percorsa a una velocità maggiore farà apparire il fondo molto più “scosceso”.

Questo è dovuto al fatto che la rappresentazione grafica del fondo non è una sezione dello stesso, ma semplicemente la memoria di quello che viene letto sotto la sonda in un determinato lasso di tempo. E questo tempo varia molto con la velocità di scorrimento (che sarebbe bene mantenere sempre a 1:1) e alla profondità. Mediamente, raddoppiando la profondità, si dimezza la velocità di scorrimento dell’ecoscandaglio (perché gli impulsi ultrasonici ci mettono il doppio del tempo per ritornare al trasduttore), e la rappresentazione a video quindi raddoppia (sempre come “tempo” o durata su schermo).

Un esperimento pratico di quanto detto si può fare anche direttamente a bordo: su un fondo reale di circa 30 metri, impostando la scala manuale, basta passare da un fondo scala di 50 metri a uno di 100 metri, per vedere le differenze di scorrimento e rappresentazione del fondo.

La sezione del fondo

Come abbiamo già visto in tanti articoli, la rappresentazione grafica del fondale sullo strumento non è mai una “sezione” del fondo, e la banda rossa, che rappresenta il fondo, è l’espressione video di tutto quello che “illumina” il nostro trasduttore. Una banda rossa “spessa” indica un cono largo, mentre una banda “sottile” indica un cono stretto. A parità di cono (mantenendo la stessa frequenza, quindi) in presenza di un fondo scosceso, o con rocce o crepacci, la banda rossa risulterà più “spessa”, mentre su un fondo piatto la banda risulterà più stretta.

In tutti i casi bisogna ricordarsi che quando siamo fermi con la barca, il fondo apparirà sempre piatto anche se siamo sopra a una secca, una roccia, o un fondo scosceso. I dislivelli sul fondo si possono osservare solo con la barca in movimento.

SHIFT o ZOOM

Nella pesca a bolentino la zona più interessante è sempre quella vicino al fondo, e quindi dobbiamo cercare di visualizzare nel migliore dei modi proprio quella zona. Abbiamo due possibilità, lo zoom e lo shift (chiamato anche spostamento). Sicuramente il sistema più valido è lo shift, che ci permette di ottenere un’ottima definizione anche a profondità elevate. Lo zoom, al pari dello shift, tende a “ingrandire” il fondo e i target, ma con una minor definizione, rispetto allo shift. Questa differenza diventa tanto più visibile quanto aumentiamo la profondità.

La sonda migliore per la pesca a bolentino di basso e medio fondale

Le sonde per il bolentino sono praticamente tutte le classiche, ma le prestazioni possono cambiare molto tra un modello e un altro. Prima di tutto il tipo di sonda: CHIRP o monotono? Le sonde CHIRP hanno come caratteristica un’alta definizione, sia sui dettagli del fondo che sui target. In più sono capaci di andare più in profondità, a parità di frequenza e potenza rispetto a una monotono. Quindi sono migliori le sonde CHIRP. In base alla profondità a cui vogliamo arrivare sceglieremo una certa potenza, ricordando sempre che “vedere i pesci” è diverso rispetto che “vedere il fondo”. Per vedere bene i target anche a profondità elevate, avremo bisogno sempre di una certa potenza. A titolo di esempio: una sonda CHIRP come la Airmar B150M che è un media frequenza da 300 Watts riesce a mostrare bene i target fino ai 150 - 180 mt, la parte Alta Frequenza dalla P66 o B45 (monotono 50 - 200 kHz da 600 Watts) arriva a mostrare i bene i bersagli fino ai 60 - 80 metri. Con la bassa frequenza si arriva anche a 150 - 180 metri, ma con molta meno definizione anche a causa del cono molto largo (45 gradi).

Se lo strumento lo permette, oltre i 50 - 80 metri è molto meglio usare sonde da 1 kW, come la B260 o la B265LH, che oltre la potenza maggiore dispongono di angoli di irradiazione del cono dell’alta frequenza anche stretti, che sono i più indicati per “illuminare” una zona di fondo non troppo ampia.

La corrente e il vento


Un aspetto molto importante nella pesca a bolentino è l’ancoraggio, e si deve sempre valutare lo spostamento dato dalla maggior lunghezza della cima dell’ancora filata a mare rispetto alla profondità (mediamente si cala a mare una lunghezza della cima dell’ancora da 2 a 3 volte la profondità). Considerando questo, calcolare esattamente la posizione finale della barca è tutt’altro che semplice. A profondità basse (entro i 30 metri) l’errore potrebbe essere trascurabile, ma a profondità di 50 o 80 metri possiamo trovarci in pesca in una zona completamente diversa rispetto a quella scelta. In questo caso è di fondamentale aiuto il plotter cartografico, dobbiamo lasciare la traccia sempre attiva e segnare con un waypoint il punto esatto dove caliamo l’ancora. Lasciando la barca in deriva (prima di aver calato l’ancora) valuteremo la direzione della deriva, e ne terremo conto quando sceglieremo il punto esatto di ancoraggio.
Ovviamente se si dispone di un’ancora elettrica, cioè uno motore di prua con GPS che è in grado di mantenere la posizione, tutto risulterà più semplice. Una volta individuata la posizione con le caratteristiche e i target, basterà dare il comando al motore di prua per mantenere perfettamente la posizione. 

 

Il settaggio perfetto dell’ecoscandaglio

Dopo che la barca si è fermata, possiamo cercare di regolare nel miglior modo possibile l’ecoscandaglio. La prima cosa da fare è di passare in modalità totalmente manuale, e impostare la scala (range) per avere la banda rossa visibile vicino alla parte bassa dello schermo. Poi attiveremo lo shift, per ingrandire la parte vicino al fondo. Una buona scala potrebbe essere di 5, massimo 10 metri a schermo rispetto tutta la colonna d’acqua.

Poi regoleremo il gain e il clutter più volte, in sequenza, per trovare il setting migliore per quelle condizioni e profondità. Il gain serve per aumentare o diminuire la sensibilità dello strumento, il clutter per attenuare un certo livello di risposta, l’uso combinato delle due funzioni farà rappresentare al meglio i target.

Lo scorrimento, come avevamo già scritto, è meglio mantenerlo 1:1, e il settaggio del cancella colore va tenuto a zero, per mettere in evidenza qualsiasi anche debole segnale di ritorno.

La linea bianca (white line) in questo tipo di pesca è utile tenerla attiva ma di uno spessore contenuto, da 1 a 3 punti. Serve per mettere in evidenza eventuali target che sono staccati dal fondo, e che altrimenti sarebbero molto difficili da vedere.

Il Side Scan e il DFF3D Furuno

In questa tecnica di pesca, il Side Scan si può usare solo con la barca in movimento, quando il mare è piatto o poco mosso, procedendo in linea retta con la barca, e quindi in ricerca degli hot spot di pesca o rocce isolate. Bisogna anche ricordare che il Side Scan non serve per guardare “sotto” la barca, ma piuttosto “di lato”. Risulta comunque molto utile per trovare rocce isolate, relitti o cambi di fondale. È necessario sempre ricordare che le prestazioni massime, nel caso del Side Scan Furuno, arrivano a circa 300 metri di distanza per lato, con una profondità massima di 80-100 metri.

Il DFF3D di Furuno si può usare in diversi modi, nella fase di esplorazione per eseguire una mappatura del fondo, che sarà molto definita grazie ai suoi 40 trasduttori, e in fase di pesca con la funzione Live Scan che ci permetterà di esplorare le zone all’interno del cono d’ombra del trasduttore, accanto ai relitti, e soprattutto anche più lontano rispetto il centro sotto la barca, con il suo angolo complessivo di ben 120 gradi.

 

 

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